Descrizione

LA RUOTA DEI FIORI

I fiori di Bach che la ruota di medicina degli indiani d’America
Adriano Parmigiani
Questo libro parla dei fiori di Bach e parla anche dei nativi americani.
Più precisamente, parla di un certo modo di lavorare con i fiori probabilmente potrà sembrare non ortodosso potrei semplificare il discorso dicendo che il mio modo di vivere la floriterapia, ma ciò non spiegherebbe nulla in realtà è l’opposto: il modo in cui io sento che fiori lavorano, ed è naturale che questo sentire deriva da quello che siamo soliti definire la nostra esperienza, il nostro vissuto, cioè quello che abbiamo tratto, elaborato ed imparato dalla grande massa degli insegnanti che la vita propone a tutti, fermo restando che, di solito, se ne riesce a fermare solo una piccola parte.
Tra le altre cose, una delle caratteristiche, per dire così, di questo modo di leggere la floriterapia e che questa piccola parte che riusciamo a portare a conoscenza diventa, man mano che seguiamo nostra strada, sempre meno piccola; e, se questo è un obiettivo, lo preferisco a quello della salute a tutti i costi o della risoluzione di problemi in modo sintomatologico.
Del resto non c’è opposizione: usare i fiori seguendo il sintomo ed andando con il dito scorrere sui manuali per trovare qualche fiore corrisponde può essere complementare ad usare i fiori come uno strumento personale di crescita o, anche, apparsi da essi accompagnare nel dipanare alcune intricate matasse interne.
Ma questo libro parla anche degli indiani d’America.
Ne parla in modo poco sacro. Di solito, e parlo di noi europei, uomini bianchi, quando respiriamo aria sacra attorno a qualcosa di nuovo che ci presenta, tendiamo, a volte, a diventare mistici, ad attribuire magiche arcane proprietà a guru, sciamani, stregoni, omeopati, psicanalisti dagli occhi profondi e via dicendo.
E non sono così facciamo con le persone, ma anche con lo yoga, il taoismo, l’agopuntura, le capanne sudatorie, il peyote ed il “Santo Daime”; discutiamo volte per ore se sia meglio la psicanalisi junghiana o quella freudiana, discettiamo accanitamente e puntigliosamente sulle differenze assolutamente fondamentali fra lo shiatsu giapponese quello thailandese.
Eppure, all’opposto, neghiamo il carattere sacro che esiste in tutto, razionalizziamo più che possiamo, sorridiamo con aria d’intesa di fronte alle “magie” ed accendiamo il computer per un’altra partitina a Mah Jong elettronico. In una parola, diamo via al nostro potere, non ci assumiamo responsabilità della nostra vita di fronte a un possibile percorso interiore.
Non parlerò quindi dei Nativi Americani in modo sacro anche perché, o forse soprattutto perché, non sono un Nativo Americano; parlerò invece di alcune delle cose che dalle culture Native (non primitive) ho imparato, vivendole; ne parlerò in modo strumentale, in un certo senso, e l’aspetto sacro lo lascio alla sensibilità di coloro che forse, vorranno sapere di più, non solo leggendo ma sperimentando con la propria pelle percorsi assolutamente affascinante soprattutto possibili.
Come spesso succede, per un apparente caso, nella mia vita sono quasi contemporaneamente presentati la floriterapia, i Nativi d’America ed un bisogno di fare un salto di qualità nel mio cammino.
Questo libro è, per il momento, uno dei risultati: mi piace l’idea di condividerlo.
Dall’indice dell’opera: I Fiori ed il Silenzio – I Fiori e il Livello di Consapevolezza – La Collocazione del Fiore – I Fiori hanno una loro Specifica Proprieta? – I Fiori e la Ruota delle Otto Direzioni – I Fiori e le Ferite – La Ruota delle Otto Direzioni – Il Significato dell’Uso dei Fiori – I 38 rimedi di Bach
Articolo sul blog
http://www.helpinthecity.org/librisolidali/i-fiori-di-bach-e-la-ruota-di-medicina-degli-indiani-damerica/