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Mar

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Tarocchi il Matto

Cosa sono i tarocchi?

CHE COSA SONO I TAROCCHI?

I Tarocchi rappresentano la sintesi della scienza occulta ma sono, soprattutto, oggetto di meditazione, per afferrare tutte quelle leggi universali non scritte che da sempre governano l’uomo.
Difficile poter definire l’anno e il luogo in cui la cartomanzia ebbe origine, tanto che è a stato causa di svariate ipotesi, ma anche di accanite controversie. Nel 1771 Court de Gebelin, pubblicando il Mondo primitivo, risvegliò un nuovo interesse verso i Tarocchi, considerati fino a allora appartenenti al periodo barbaro.
Nella sua opera, Gebelin parlava di un libro, ovvero di 78 geroglifici, risalenti all’epoca di uno dei faraoni e contenenti l’essenza della dottrina degli egizi, unica testimonianza sfuggita alle fiamme della biblioteca d’Alessandria d’Egitto. Questo libro era Il gioco dei Tarocchi.
Seguendo questa scia un parrucchiere, Alliette, che poi diventerà Etteilla, affermò che i Tarocchi erano il libro più antico del mondo e lo attribuì a Ermete-Thot.
Nonostante altre attribuzioni (Henoch per gli ebrei, Cadmus per i greci), Ermete viene considerato dalla tradizione universale come la fonte di ogni magia. Innanzitutto Ermete (Mercurio) significa genio umano, intelligenza suprema; egli è detto Trismegisto (cioè tre volte più grande), in quanto si conosce un Ermete in ogni mondo. E quindi I’intelligenza di molti secoli riunita in fasci, sotto un nome collettivo. Inoltre, il grande sacerdote dell’iniziazione egiziana veniva chiamato Ermete.
II Taro, cosi è denominato il libro, non è l’unica opera di Ermete. A lui, infatti, sono attribuiti altri lavori quali il Pymandro, l’Asclepios e La Tavola Smeralda che contiene i principi della Cabala ed è cosi chiamata perché essi erano scolpiti su una smeralda. Sulle 78 lastre d’oro che costituivano il libro di Thot erano incisi geroglifici o parole misteriose, che venivano spiegati generalmente dai padri di famiglia ed erano tramandati di generazione in generazione. Etteilla, dopo lunghi studi,, abbandonò il criterio con il quale le carte venivano decifrate una per una, per passare ad una lettura più ampia e approfondita. Per mettere in pratica questo metodo, egli si basò sul tradizionale sistema egiziano del Taro e fondò la predizione su 33 carte, appartenenti a qualsiasi mazzo, aggiungendone una in bianco. L’adattamento dei 78 geroglifici e dei loro diversi significati a un mazzo di carte più piccolo, spiega il motivo per cui esse hanno un doppio significato, ossia uno al diritto e un altro al rovescio, cosa che è rimasta ancora oggi.
Prima di Etteilla, Guillaume Postel adattò i 78 geroglifici alle 74 carte del primitivo mazzo francese e tradusse il loro significato e quello delle figure simboliche nel suo capolavoro, pubblicato nel 1540, intitolato “Clef des choses cachées” (Chiave delle cose occulte), dopo di che divenne pazzo. Attualmente esistono solo due esemplari di tale libro e sono conservati rispettivamente al British Museum di Londra (https://it.wikipedia.org/wiki/British_Museum) e alla Biblioteca Nazionale di Parigi. https://it.wikipedia.org/wiki/Biblioth%C3%A8que_nationale_de_France
L’ingresso dei Tarocchi nel mondo occidentale ha sempre suscitato numerose polemiche, in quanto non si hanno precisi documenti in proposito. La maggior parte dei manuali fa segnare l’inizio della cartomanzia europea in Francia.
Si dice infatti che Carlo Poussart, argentiere di Carlo VI, diede cinquanta soldi a Jaquemin Gringonneur per la realizzazione di tre giochi di carte dai molti colori, fatti per divertire il re nel periodo della sua pazzia. Anche se ciò rispondesse a realtà, si deve convenire che il gioco delle carte in Europa è anteriore al 1240, anno in cui il Sinodo di Worchester vietò il gioco “rege et regina” o “naibi”, così come veniva definito a quell’epoca.
C’è poi chi sostiene che il gioco delle carte fu introdotto inizialmente in Germania nel 1300. L’abate Rives, al contrario, affermava che la cartomanzia ebbe inizio in Spagna e che poi si estese all’Europa occidentale. Questa teoria potrebbe a vere più valore, in quanto le antiche carte francesi erano divise in denari, coppe, spade e bastoni e avevano la medesima forma delle carte spagnole, e solo più tardi si ebbe un mutamento di semi (cuori, quadri, picche e fiori).
Tornando al discorso sull’origine dei Tarocchi, diverse fonti affermano che i primi a conoscere e diffondere il gioco delle carte furono i cinesi. Si può infatti ritenere che già nel X secolo in Cina si utilizzassero delle carte numerali, come viene riportato da alcuni testi del XII secolo. Sembra poi che gli Arabi, dopo aver conquistato Samarcanda nell’VIII secolo, introducessero la tecnica tipografica tra gli spagnoli e gli italiani, dal che si deduce che la loro diffusione in Occidente ebbe inizio soltanto dopo l’invenzione della stampa silografica, in collegamento con la carta (XV secolo circa); tuttavia non potendo definire l’esatto luogo d’origine della prima stampa silografica in Europa, non è possibile stabilire quello di diffusione delle carte da gioco.
Tarocchi-francesiLa tipica forma medioevale e occidentale dei Tarocchi dà l’idea di come essi abbiano subito dei cambiamenti nel corso degli anni, una rielaborazione spesso fatta in modo sotterraneo e nascosto; infatti se si osservano bene, ci si accorge di come la loro simbologia non rimanga ancorata a un determnato periodo. Lo stesso Court de Gebelin intuì la relazione che intercorreva fra i Tarocchi e i simboli religiosi esoterici dell’antico Egitto, ritenendo cosi che essi racchiudessero l’essenza della creazione, sotto forma di geroglifico.
Altrettanto evidente è l’analogia tra i Tarocchi e i simboli del Cristianesimo. Questi ultimi hanno rappresentato, anche nei periodi di maggiori controversie in seno alla chiesa, gli emblemi costanti ed espressivi del significato più profondo del cristianesimo.
Allo stesso modo, i simboli rappresentati sulle carte conservano sempre quelle verità fondamentali e attuali, che un tempo venivano spiegate apertamente. Questo forse chiarisce il motivo per cui i cambiamenti che hanno subito i Tarocchi durante il medioevo sono avvenuti nell’ombra, pur conservando certe allegorie cristiane, quali la Temperanza e la Speranza (arcano XVII), ovvero la Carità o I’Amore (arcano VI).
Comunque, si notano chiaramente dei mutamenti per quel che riguarda i segni sulle carte stesse le quali sono state, per cosi dire, adeguate agli usi e ai costumi del tempo. Le figure, per esempio, dell’ Imperatore, dell’Imperatrice, del Carro, dell’Appeso o della Ruota della Fortuna sono ricorrenti nell’iconografia medioevale e richiamano alla mente le giostre e le battaglie della vita dell’epoca. Anche la Papessa (arcano II) può avere una rispondenza nei fatti di quel periodo poiché, intorno al 1280, vi fu effettivamente una papessa nella famiglia Visconti. Se si considera poi la Spagna quale primo paese occidentale che ha conosciuto i Tarocchi, si può allora immediatamente capire la relazione esistente tra i quattro simboli delle carte e i quattro rami o stati in cui si divideva la società spagnola nel medioevo. Generalmente i denari venivano attribuiti alla classe media e al commercio, le coppe agli ecclesiastici, le spade alla nobiltà e alle armi; i bastoni alla classe agricola.
Comunque, come più volte a stato ribadito, rimane sempre il problema dell’origine, anche perché le carte variano da paese a paese: in Francia, infatti, si hanno cuori, quadri, picche e fiori; in Germania, forse per imporre un proprio mercato, troviamo cuori, sonagli, foglie e ghiande.
Per concludere si può affermare che, malgrado non se ne conoscano ne la data ne il luogo esatti di origine, i Tarocchi si ispirano a idee antichissime e che la loro simbologia sia universale.
Sta a noi trovare le giuste analogie, esprimendole in modo diverso a seconda delle epoche, degli usi e dei costumi dei tempi.
Testo dal libro La magia dei Tarocchi di Luisa Beni in vendita nella sezione libri del sito
http://www.helpinthecity.org/librisolidali/libri/la-magia-dei-tarocchi/

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